C’era una volta una tipa che, un po’ per caso un po’ perché niente succede per caso, si iscriveva al master in coaching umanistico. 

La tipa partecipava alle lezioni con curiosità mista a spirito critico, molto critico.
A sentir parlare di potenzialità, di realizzazione e addirittura – sant’iddio! – di felicità, alzava il sopracciglio e provava un insopprimibile desiderio di grattarsi ovunque.
Ma davvero c’è chi riesce – pensava – a vederla così, come Pollyanna?

Veniva dal mondo della pubblicità, questa tipa, un mondo meraviglioso e straordinario che ha però il difetto di farti diventare disilluso, disincantato, spesso disagiato.

La tipa, lezione dopo lezione, alzava sempre meno il sopracciglio e abbassava sempre più il crestino di quella che sapeva solo lei cosa tocca fare per campare.

Ora della fine del master, la tipa capiva cose che le erano sempre state note ma che mai aveva fatte sue veramente, e la più importante di tutte è che puoi passare le tue giornate a spuntare voci dalla to do list, ma se questo non ti porta più vicino a quello che per te conta veramente, non sei impegnato, sei solo subissato di impegni.
Il fare tanto per fare, o fatturare, non fa la differenza tra la vita e la buona vita, il significato che ha per te sì.

Suona naïf, vero? 
Chissenefrega.
Essere cinici è cool ma essere felici è meglio.

WORKOUT

Prova a rispondere nel modo più onesto a questa domanda: per chi, o per che cosa, stai vivendo la tua vita?

Photo by Fons Heijnsbroek on Unsplash.

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