Tanti anni fa, in un piccolo villaggio sperduto nelle campagne cinesi, c’erano un contadino e suo figlio. Un tetto sopra la testa, un campo da coltivare e un cavallo per arare il campo: era tutto qua quello che possedevano.
Un giorno il cavallo scappò via. Gli abitanti del villaggio andarono a trovare il contadino e gli dissero: “Il cavallo ti era indispensabile per lavorare. Che sfortuna hai avuto!” Il contadino rispose: “Forse sì, forse no, chissà.”
Poco dopo il cavallo fece ritorno in compagnia di altri due. Gli abitanti del villaggio tornarono a trovare il contadino e gli dissero: “Avevi un cavallo solo e ora ne hai tre. Che fortuna hai avuto!” E il contadino rispose: “Forse sì, forse no, chissà”.
Poi accadde che uno dei cavalli scalciò forte e ruppe una gamba al ragazzo. Gli abitanti del villaggio dissero al padre: “Tuo figlio è il tuo unico aiutante. Che sfortuna hai avuto!” E il contadino rispose: “Forse sì, forse no, chissà”.
Quindi nel villaggio arrivò l’esercito per reclutare tutti i giovani. Il ragazzo con la gamba rotta sarebbe stato inutile, così lo lasciarono lì. Gli abitanti del villaggio, saputa la notizia, andarono dal contadino a dirgli: “I nostri figli vanno a morire in guerra e il tuo invece no. Che fortuna hai avuto!” E il contadino, come sempre, rispose: “Forse sì, forse no, chissà”.
Gli abitanti del villaggio non fanno altro che giudicare.
Qualunque cosa accada, ai loro occhi, è oggetto di sentenza.
Il contadino invece accetta quel che viene, senza eccezioni, senza compiangersi ma anche senza illudersi.
È dotato di una rara consapevolezza: nulla di per sé è bello o brutto, e qualunque circostanza che si verifica ha opportunità, a loro volta né belle né brutte in modo assoluto, da offrire.
L’unico modo per vederle, però, è evitare di giudicarle.
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