Su quel palcoscenico complicato che è l’interazione umana, tutti noi ci ritroviamo a interpretare dei personaggi. 

A dar retta allo psichiatra Stephen Karpman i più famosi sono tre, e sono uno più inutile e disfunzionale dell’altro. 

C’è la Vittima, che si sente misera e derelitta e passa il tempo a piagnucolare dentro e fuori di sé che la vita è ingiusta, il destino le è avverso, la colpa è sempre degli altri e nessun cambiamento è possibile perché niente è sotto il suo controllo. 
Una piaga di personaggio (e di collega, di cliente, di vicino di casa). 

C’è il Persecutore, che si sente circondato da idioti, incompetenti o semplicemente meno dotati di lui, che non si fida di nessuno e che vuole tutto il potere e il controllo ma non si assume mai la responsabilità di niente. 
Uno strazio vero (soprattutto se è il nostro capo). 

E poi c’è il Salvatore, che vede e provvede: che nessuno si preoccupi ché tanto ci pensa lui e fa tutto lui, del resto se così non fosse il mondo andrebbe a rotoli. Si sente indispensabile e al tempo stesso stressato, è risentito sia con quelli che aiuta (ingrati) sia con quelli che non si fanno aiutare (incoscienti).
Una tortura per chiunque (per gli amici, poi, intollerabile).

E ora la brutale verità, che ci piaccia o no.

Ciclicamente siamo tutti Vittime, Persecutori e Salvatori, e anche se abbiamo un debole per uno dei tre ruoli, che proprio per questo diventa quello che interpretiamo più spesso e volentieri, a volte possiamo passare dall’uno all’altro addirittura nel giro di pochi minuti. 

Impossibile?

Ok, c’è una riunione di team e qualcuno, sempre lui, ci rema contro (il che non è detto, ma è come noi la vediamo). Da Persecutore (“non lo reggo questo incapace presuntuoso, chi si crede di essere?”) diventiamo Vittima (“non è giusto, perché non me lo fanno licenziare o scaricare a un altro reparto?”) e infine Salvatore (“e anche questa volta, malgrado ‘sta zavorra, toccherà a me portare a casa il risultato”).

Bene, adesso che sappiamo come stanno le cose possiamo darci da fare per individuare chi stiamo recitando e cambiare la trama del nostro film. 

In fondo, siamo più che bravi attori: siamo anche talentuosi sceneggiatori e abili registi, se solo vogliamo.

Photo by Park Troopers on Unsplash.

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